Campani, siciliani e pugliesi più inclini a impieghi occasionali, Lombardi e Veneti cercano lavoro indeterminato
L’Italia che cerca lavoro si spacca a metà. Al Nord si punta ancora al posto fisso, al Sud si scelgono impieghi occasionali e flessibili, specialmente nella fascia di età 17-30 anni.
A rivelarlo è una ricerca promossa in occasione dell’uscita del libro “Jobs (f)Act” dell’avvocato Severino Nappi.
Per i ragazzi del Sud il posto fisso è una chimera, considerati anche i dati Istat sulla disoccupazione che nelle regioni meridionali esplode arrivando oltre il 47%. Il programma web “KlausCondicio” ha, contestualmente, lanciato un sondaggio sul tema del lavoro tra i propri ascoltatori. Le risposte arrivate da 500 ragazzi che hanno aderito all’iniziativa confermano il dato anticipato dal libro di Nappi e rivelano che al Sud 7 giovani su 10 si dicono pronti a lavorare anche con poche garanzie sindacali e massima flessibilità.
Situazione difficile ma con qualche speranza sul futuro occupazione invece al Nord, dove il 57% del campione si dichiara fiducioso di poter avere un posto fisso.
Il sondaggio fa emergere, inoltre, una piccola classifica degli italiani in rapporto alla ricerca di un posto di lavoro a tempo indeterminato.
Il Sud sembra averci ormai rinunciato, dato che Campania (7,2%), Sicilia (7,4%), Puglia (7,9%), Molise (8,1%) e Calabria (8,5%) guidano la top five delle Regioni italiane dove i giovani non cercano più un lavoro fisso.
Seguono Toscana (12%), Umbria (12,8%), Marche (13,2%), Emilia (13,8). Più inclini ad un rapporto di lavoro stabile, invece, i residenti in Liguria (48,6%), Veneto (51,8%) e Lombardia (57,1%).
“Dati che non mi sorprendono affatto – afferma Severino Nappi – poiché la cronica carenza di posti di lavoro al Sud ha costretto, nel tempo, i nostri giovani a diventare flessibili e creativi nell’approccio lavorativo. Buona parte dei ragazzi in cerca di occupazione ha un alto livello di scolarizzazione, ha frequentato master e corsi di specializzazione, ha compreso che è importante essere molto qualificati per essere competitivi. Tanti, ormai, scelgono la libera professione, tante le start up innovative nel mondo dell’impresa, tanti coloro che non si fanno demotivare dalla crisi ma la sfidano, con intelligenza e senza lamentarsi. Insomma, giovani concreti, che cercano di costruirsi da soli il proprio futuro”.
Sempre dal sondaggio emergono altri dati. La crisi ha abbassato anche pretese e aspettative lavorative. Il 53% dei ragazzi laureati, infatti, ha dichiarato di essere disposto a svolgere lavori umili e poco qualificati.
Pur di lavorare i giovani italiani non si pongono limiti territoriali. Il 67% dei campani è disposto a lasciare la propria città nella speranza di trovare un impiego. Non sono da meno i ragazzi calabresi (61%), siciliani (58%) e pugliesi (55%). Meno disposti al trasferimento sardi (33%) e molisani (31%).
A sorpresa i dati emersi dai ragazzi del nord che, oltre a rivelare la loro speranza in un posto fisso, si dimostrano meno inclini a partire da casa. In Veneto 2 giovani su 10 sono disposti a fare le valigie per lavorare. Più convinti della necessità di lasciare la propria città per un impiego i lombardi (24%), seguiti dai ragazzi piemontesi (28%) e friulani (29%).
La ricerca, infine, rivela che i giovani del centro Italia non hanno particolari preferenze circa il partire o meno. I ragazzi di Lazio, Abruzzo Umbria e Marche infatti si mostrano equamente divisi nella scelta. La situazione italiana fotografata dal sondaggio trova conferme anche nel resto d’Europa. In Germania, come riportato dal principale settimanale tedesco Der Spiegel, quasi un terzo dei giovani laureati deve accontentarsi per il primo impiego di occupazioni umili e poco qualificati. Professionisti altamente profilati che noleggiano auto, puliscono mense e lavano i piatti nei ristoranti (http://www.spiegel.de/karriere/berufsstart/aushilfsjobs-falle-fuer-akademiker-a-916284.html). In Spagna il discorso non cambia con neo laureati che ripongono la laurea nel cassetto per indossare i panni di giardinieri, traslocatori e camerieri d’albergo (http://www.diariovasco.com/v/20131206/al-dia-sociedad/emigrar-antipodas-20131206.html).