L’imprenditoria femminile è una realtà sempre più radicata nel nostro Paese: tra prestiti e crowdfunding, ecco come finanziare il proprio progetto.
Donna e impresa, donna e manager: concetti fino a poco tempo fa assolutamente inavvicinabili, ma che progressivamente si stanno radicando sempre di più nel nostro Paese, dove l’imprenditoria femminile rappresenta un settore trainante dell’economia. I modi per avviare un’impresa sono molteplici e fra questi non manca la possibilità di cercare un prestito vantaggioso con cui avere immediatamente a disposizione la liquidità necessaria. Insomma, se è vero che per dirigere un’azienda ci vuole soprattutto passione e talento, è altrettanto vero che è fondamentale anche avere a disposizione i fondi necessari per avviarla e amministrarla.
Non bisogna inoltre ignorare tutte le agevolazioni che il Ministero dello Sviluppo Economico ha dedicato all’impresa al femminile istituendo un’apposita sezione speciale per le aziende in rosa. Non bisogna quindi lasciarsi scoraggiare dal fatto che in momenti di crisi come questi accedere al credito bancario è spesso più difficile.
In realtà ci sono ancora molti istituti di credito disposti a concedere un prestito: ad esempio Banca Sella ha dato il via ad un’iniziativa a favore delle start up, Sella Lab, che prevede anche la possibilità di usufruire di spazi per il coworking.
Anche Unicredit ha lanciato il progetto Start Up, che permette di accedere a finanziamenti agevolati fino a 100mila euro in cambio del 30% del capitale, mentre Banca Intesa ogni anno organizza a Torino Start4to. Fondamentale, dunque, è cercare nei posti giusti: «Partite da quelle territoriali, come i crediti cooperativi», suggerisce Mauro Novelli, Segretario di Adusbef, associazione di difesa degli utenti bancari. «Mostratevi buone curatrici dei vostri interessi e contrattate tutto».
Chi vuole iniziare a fare impresa può anche contare sui fondi pubblici stanziati da regioni e camere di commercio. Ad esempio la regione Lombardia lo scorso novembre ha pubblicato un bando che prevede la concessione di prestiti a fondo perduto a start up e imprese in difficoltà. In Emilia Romagna, invece, è nata una piattaforma, Market Place FinancER, che mette in contatto potenziali investitori e aspiranti imprenditori: basta proporre la propria idea sulla piattaforma e vedere se c’è qualche finanziatore interessato a realizzarla.
Puglia, Campania, Sicilia, Basilicata, Calabria e Sardegna, invece, aderiscono all’iniziativa del Ministero dello Sviluppo economico “Smart & Start”, che offre 500mila euro per l’investimento iniziale necessario ad aprire un’attività.
Un’occasione da non perdere sono le “Competition e Start Cup”, organizzate dagli enti locali in collaborazione con associazioni private: in palio per chi propone le idee più originali e innovative ci sono premi in denaro per realizzarle. Un esempio: “Intraprendere a Modena”. Ci si può iscrivere dal 1 marzo al 30 aprile 2014. Oppure “Working Capital” di Telecom Italia: in palio 25 mila euro per chi ha un progetto nell’ambito della tecnologia e dell’ecosostenibilità.
Il microcredito costituisce un’opportunità per chi non riesce ad accedere al credito bancario. Si possono ottenere fino a 25mila euro con un prestito agevolato per l’avvio di lavoro autonomo o microimpresa. Inoltre l’Ente Nazionale per il Microcredito ha recentemente dato il via alla campagna “Riparti da Te”.
Da non sottovalutare, poi, i business angels: hanno molti agganci nel settore dell’imprenditoria e un capitale da investire in imprese innovative e soprattutto remunerative. Come trovarli? Operano soprattutto in network, come Iag, Italian Angels for Growth e Iban, Italian Business Angel Network.
Molto diffuso negli Stati Uniti, ma ancora scarsamente utilizzato in Italia, è il crowdfunding: attraverso una campagna proposta sul web, si invitano gli utenti a finanziare un determinato progetto. Esistono tre tipologie di crowdfounding: la libera donazione a fondo perduto, il reward-based, che offre al donatore una ricompensa, e infine l’equity-based, che in cambio della donazione prevede una quota di partecipazione al capitale sociale. In Italia ci sono circa un decina di piattaforme che permettono di attuare quest’ultima tipologia di crowdfunding, come la toscana StarsUp, SiamoSoci e i famosissimi Kickstarter (che applica il principio per il quale si incassa solo se viene raggiunta una determinata cifra) e Indiegogo.
Infine, considerate anche il ricorso al venture capital: «Il segmento più vivace è proprio l’early stage, cioè gli investimenti sulle start up», commentano i responsabili dell’Aifi, l’associazione che raggruppa tutti gli operatori del settore. «Si tratta di imprese innovative, ad alto contenuto tecnologico e know how, capaci di garantire una redditività alta e in tempi brevi. In cambio del rischio che fanno correre ai propri soldi, i venture capitalist ottengono per alcuni anni una partecipazione al capitale sociale dell’impresa».