Intervista di Eleonora Mauri a Monica Pesce, Presidentessa della PWA (Professional Women Association), gruppo che ha l’obiettivo di promuovere e rinforzare la presenza femminile ai piani alti del mondo economico e politico.
Fare partecipi gli uomini di questa battaglia al femminile. È davvero possibile?
È assolutamente possibile, anzi è necessario. Anni di programmi ed esperienze dimostrano che i programmi di diversity all’interno delle aziende funzionano e hanno successo solo se il vertice (che ovviamente è maschile) è non solo coinvolto, ma sponsor convinto dell’iniziativa. Onestamente non è difficile ipotizzare un concreto coinvolgimento del vertice di un’azienda: nel momento in cui l’attenzione si sposta da questioni di “uguaglianza e diritti” a questioni di “talento e business” il committment è garantito. Più difficile invece è pensare al coinvolgimento degli uomini quando questi sono colleghi e nostri pari, perché se non correttamente comunicate e veicolata le politiche di diversity possono generare la convinzione che invece di contribuire all’eliminazione di una discriminazione siano destinate a creare favoritismi. È quindi fondamentale concentrare l’attenzione sul talento e sul merito e rendere il più trasparente possibile il processo e gli obiettivi che si vogliono raggiungere nonché i criteri oggettivi di valutazione. Riteniamo che sia possibile coinvolgere gli uomini nel processo di cambiamento, perché tutti noi ambiamo a scegliere una leadership di qualità ed eccellente, che è l’unica che può garantire successo e prosperità a un’azienda o a un’istituzione.
In Italia, qual è la situazione attuale e come potrebbe evolversi nei prossimi anni?
La situazione è ancora complicata. Se da un lato il mondo delle multinazionali e delle grandi aziende sta facendo passi da gigante, dall’altro lato le PMI, soprattutto se radicate in provincia, spesso distanti dalle innovazioni manageriali e organizzative, sono probabilmente ancora lontane anche solo dalla consapevolezza che esista un problema. Occorre fare in modo che il mondo politico e le associazioni di categoria svolgano un ruolo di educazione e diffusione dell’informazione perché il cambiamento raggiunga anche queste imprese, che in Italia rappresentano il tessuto imprenditoriale e produttivo.
Imprenditori di stampo maschilista che non permettono alle donne di far carriera: è possibile sensibilizzare anche loro?
Il cambiamento avverrà, ma nel tempo. Si tratta in questo caso di un’evoluzione culturale, generalmente innescata dalla presenza di figlie femmine brillanti e desiderose di giocare un ruolo in azienda. In questo caso, comunque, per una donna la soluzione e inevitabilmente la ricerca di un’alternativa. Vedo davvero complicata l’idea che queste donne combattano da sole la battaglia della sensibilizzazione dall’interno.
Come sensibilizzare i mariti/compagni sulla necessità di una maggiore divisione delle responsabilità domestiche?
Anche in questo caso il cambiamento è culturale – e peraltro possiamo osservare che è già in parte avvenuto, soprattutto nelle grandi città. Il primo passo è quello di concentrare l’attenzione sui figli, facendo in modo di crescerli nella consapevolezza che non esistono differenze fra uomini e donne nella condivisone dei carichi familiari. È difficile cambiare convinzioni che sono il retaggio di 30 o più anni di comportamenti vissuti in famiglia. Anche in questo ambito l’esempio è più importante di mille parole. Vale comunque la pena di lavorare per migliorare la situazione nella coppia, con la consapevolezza tuttavia che questo aumenterà inevitabilmente la conflittualità. Anche in questo caso probabilmente la strada è quella della concretezza e dell’oggettività: mettere a confronto impegni lavorativi, carichi e situazioni reciproche e non esitare a chiedere aiuto e supporto quando è possibile offrirlo e non recriminare a posteriori se l’aiuto non è stato offerto. Nessuno ha la sfera di cristallo.
Come una donna potrebbe portare avanti i suoi progetti di carriera e i sogni di famiglia contemporaneamente, senza dolorose rinunce?
Con il sostegno dell’azienda – e quindi con uno sponsor interno (uomo o donna non importa) che creda in lei e nel suo potenziale e sia pronto a sostenerla quando la situazione si fa più complicata. Con il sostegno del proprio compagno – che sia pronto a condividere momenti difficili e a fare la sua parte. Con il sostegno della famiglia allargata (genitori, suoceri e amici), perché non c’è niente di peggio del senso di colpa che nasce della disapprovazione strisciante che viviamo nel contesto familiare e sociale allargato.
Monica, se le lettrici volessero rimanere in contatto con la PWA, come possono fare?
Possono iscriversi alla nostra newsletter tramite il sito internet www.PWA-Milan.org e connettersi al nostro network sulla nostra pagina Facebook e Twitter. Verranno informate sui prossimi eventi e sulle iniziative in programma.
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