Le donne antiquarie alla VIII edizione della Biennale Internazionale di Antiquariato di Roma

Sarà il trionfodel fascino e l’affermazione del bello, declinato secondo tutte le sfumature possibili, quello che offrirà l’ottava edizione della Biennale Internazionale di Antiquariato in programma a Roma, Palazzo Venezia dal 5al 14 ottobre 2012. “Le primissime immagini delle opere che stanno perve-nendo – afferma Luigi Michielon, coordinatore della Mostra – confermano che gli antiquari invitati hanno recepi-to il nostro invito a portare a Palazzo Venezia pezzi d’as-soluta eccezione, con proposte trasversali per intercettare i diversi interessi del pubblico, dai pezzi di alta ed al-tissima epoca al secondo Novecento italiano ed interna-zionale, dalle arti maggiori, pittura e scultura, alle arti applicate. Sarà una Biennale ricchissima e vivace, irrinunciabile per chi sappia già come orientarsi non meno cheper un pubblico attento ma non specializzato, anchegiovane, che voglia inserire un pezzo d’epoca o semplicemente un’importante opera d’arte, d’arredo o di design, nella propria casa o ufficio”.Tra i molti espositori, saranno presenti anche alcune galleriste che rappresentano l’eccellenza (femminile e nonsolo) in questo settore: le abbiamo incontrate per voi.Tiziana Sassoli, titolare della Galleria Fondantico, è nataa Bologna e dopo aver conseguito la laurea in lettere,con specializzazione in storia dell’arte, si è immediatamente dedicata all’attività di commercio di arte e antiquariato, operando così, da 30 anni ad oggi nel settore,con grande competenza e professionalità, orientando ilcollezionista e l’amatore all’acquisto del dipinto antico.La specialità della Galleria è la pittura emiliana dal XVI alXVIII secolo, non trascurando però la pittura italiana ingenerale. Fondantico espone poi arredi antichi con pe-culiarità nel seicento e settecento emiliano e veneto.Un’opera, che la galleria presenterà alla Biennale diRoma, il cui ritrovamento ha acceso curiosità e parteci-pazione da parte della clientela e interesse da parte deglistorici e della comunità scientifica, è l’olio su tavola ovaledi Sisto Badalocchi raffigurante Alessandro e Taxiles.

“Tra il 1615 e il 1616 il cardinale Alessandro Peretti Montalto fece eseguire per il suo palazzo romano di Terminisull’Esquilino (ove ora sorge la Stazione Termini), unaserie di undici ovali raffiguranti episodi della storia diAlessandro Magno. Tra i pittori incaricati, prevalentemen-te allievi di Annibale Carracci, spiccava il nome di SistoBaldalocchi, e il nostro dipinto, ritenuto perduto e notosolo attraverso una copia, fa parte della prestigiosacommissione.”Pur essendo l’antiquariato un settoreprofessionale tradizionalmente maschile, Tiziana Sassoliè riuscita a creare, con capacità e passione, un ambitocommerciale e professionale esclusivo e di grande impatto.Poco lontano da Bologna, a Modena, si trova la galleriadi Paola Cuoghi, Antichità Surprise, nata come negoziodi “articoli da regalo” nel 1959, nella stessa via dove sitrova tutt’ora. Negli anni l’articolo da regalo ha lasciatosempre più posto (fino a sparire) ai pezzi di alto antiqua-riato per arrivare oggi ad essere un punto di riferimentonazionale e internazionale per l’arredamento. Gli studi in storia dell’arte, la grande passione, l’onestàsia nell’acquisto che nella vendita, la portano ad avereancora lo stesso entusiasmo di quando ha iniziato. Nonè stato facile per lei all’inizio (nel 1959 non c’erano moltedonne), ma con il supporto della famiglia è riuscita unpo’ alla volta a crearsi una propria strada, guidata da altricolleghi esperti, fino a raggiungere una propria autorevo-lezza nel settore. Oggi, nonostante il mercato sia cam-biato e sia più difficile lavorare in questo settore, l’ottimismo non le manca.La specialità della galleria è il mobile del seicento e delsettecento di alto antiquariato: ha una predilezione per ilsettecento veneziano per la sua particolare eleganza. Molti e diversi i pezzi esposti: il quadro, a volte anche isoprammobili, ma è soprattutto il mobile il suo vero inte-resse. A Roma porta una specchiera veneta straordina-ria, con specchi incisi, e, pezzo altrettanto straordinario eunico, un centro tavola veneziano Luigi XIV.

Nel 1967 ha aperto la sua galleria di antiquariato tradizionale a Milano San Babila Roberta Tagliavini. Nata aBologna, ha lavorato nella fabbrica di mobili di famigliaoccupandosi del disegno di quelli che oggi sono consi-derati pezzi di modernariato. Una volta a Milano, ha de-ciso di seguire la sua passione e di dedicarsi all’antiqua-riato. E’ stata la prima in Italia nel 1972 ad acquistaremobili liberty e deco, innamoratasi delle coloratissimelampade, Tiffany e Lalique. Sono stati proprio questipezzi a darle le maggiori soddisfazioni, portandola benpresto a liquidare tutto ciò che aveva già in negozio perconcentrarsi su questo filone. Tra i suoi clienti, i primi adapprezzare questi pezzi sono stati gli stilisti, come Versa-ce. Non è stato facile nemmeno per lei relazionarsi con ilmercato all’inizio: “Per una donna può essere anche piùdura avere a che fare con venditori, depositi e trasportatori, certo non con i clienti, ma con colleghi e fornitori hodovuto fare un po’ di fatica!” Oggi ha quattro negozi “Robertaebasta” in zona Brera,due dedicati al design contemporaneo e due al deco, econ lei lavora il figlio Mattia. “Compro con amore evendo con altrettanto amore, perché qualcuno compra -e quindi ama – ciò che io ho amato.”

Ida Benucciha iniziato nel 1980 con una piccola galleriain via Giulia, a Roma, associata ad uno studio di archi-tettura: da lì è nata la sua passione per l’arredamento ela sua attività anche di arredatrice, in cui sposa ancoraoggi antico e moderno. Il padre, piccolo collezionista, la portava alle aste con sée Ida, dopo gli studi classici, ha avuto la possibilità di en-trare in contatto e apprendere molto sul campo, soprattutto dai restauratori.Oggi la galleria è in via del Babuino, uno spazio moltogrande in cui si colloca una grande collezione di pezziantichi e moderni di grande pregio.“Ho avuto molte soddisfazioni: ho lavorato con l’altaepoca e il barocco romano, con le antiche committenzeprincipesche. Non è stato facile, oltre ad essere unmondo piuttosto chiuso, è anche abbastanza maschili-sta: ci vuole l’umiltà di cominciare un po’ alla volta, dallepiccole mostre in piccole città, poi vengono Firenze,Roma, Milano… Per 10 anni sono stata presidente dell’Associazione Antiquari Romani e per due mandati vicepresidente dellaFederazione Italiana d’Arte. E’ stato un percorso lungo eun po’ difficile, ma mi sento appagata.”

Francesca Antonacci proviene da un’importante famigliadi antiquari romani dal 1916. Ha seguito i corsi dell’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università “La Sapienza” aRoma. Si è formata alla scuola di Giuliano Briganti, svolgendo attività di ricerca nello studio della pittura italianadel Seicento ed ha approfondito le sue conoscenze conperiodi di studio e di lavoro a Parigi e a Londra. Ha diretto per anni la storica galleria di famiglia Antonacci Efratidi Via del Babuino specializzata in mobili e dipinti europeidel XVIII e XIX secolo.Passione, ricerca continua e talen-to le sono state trasmesse dai nonni, ma soprattutto dasuo padre Giuseppe antiquario di fama internazionale.Oggi la galleria Francesca Antonacci, è un punto di riferimento per gli appassionati di mobili, oggetti, dipinti, di-segni e sculture di artisti europei tra la fine del XVIII seco-lo e la metà del XIX. Partecipa alle più prestigiose MostreInternazionali dell’Antiquariato e nel corso della sua atti-vità le sue opere sono entrate a far parte di importanticollezioni pubbliche. Oggi la Galleria si affaccia su un appartato cortile al 54 di Via Margutta. Anche per Francesca il settore è cambiato: oggi, a differenza degli anni ottanta, è sicuramente più difficile lavorare, ma la ricerca,la qualità e lo studio premiano molto. Non si compra piùsperando che arrivi un cliente ad acquistare, ma gli oggetti che vengono proposti devono essere o di grandissima qualità, o molto particolari, con qualcosa che li distingue, grazie ad uno studio approfondito. Anche ilcompratore è diverso: presta una maggiore attenzione alprezzo, e pur potendo spendere cerca l’oggetto di pregio e la sicurezza della qualità. Alla Biennale porta unabellissima scultura di Luigi Bienaimè, una baccante, edun quadro di Jose de Madrazo – La felicità eterna -commissionato da Carlo IV di Borbone quando venne inesilio a Roma con la famiglia nel 1813.

Anche Alessandra Di Castroè figlia d’arte: ha comincia-to a seguire il padre Franco fin da piccola, che le ha tra-smesso questa grande passione. Ha compiuto studi distoria dell’arte a Roma e al Victoria and Albert di Londrasulle arti decorative. Poi nel 1987 ha iniziato a lavorare alfianco del padre e del fratello maggiore Alberto. Non fa parte di una maggioranza, ma non ha incontratodiscriminazioni, grazie al fatto che il padre l’ha accompa-gnata.Non sono specialisti, ma seguono un gusto: tessuti, sculture, ceramiche, dipinti… ma tutto con una grandeattenzione selettiva alla qualità. Viaggia in lungo e inlargo, tra l’Europa, gli Stati Uniti e il Sud America. “Un oggetto che mi piace ricordare – e rende l’idea diquello che cerchiamo – è un cembalo di marmo biancoche ora è alla Galleria Estense di Modena: uno strumen-to musicale (funzionante!) scolpito alla fine del Seicentocome curiosità. Quella è stata l’occasione per ricostruire la figura di Giovanni Antonio De Grandi, questo artista famosissimoche costruiva strumenti musicali di marmo, dalle chitarreai flauti. ”Da 5 anni ha una sua attività a Piazza di Spagna, accanto a quella del fratello Alberto. Ama le aree di confinedella storia dell’arte: la prima mostra nella nuova galleriaè stata una mostra di cammei e intagli.Alla Biennale presenta una collezione di sette dipinti suspecchio: affascinante e divertente, come tutto quelloche fa parte dei suoi interessi. “Oggi ci è richiesto un grande sforzo di comunicazione:bisogna riuscire a comunicare cose molto difficili congrande chiarezza. Abbiamo a che fare con nuove civiltàche amano la nostra arte, ma devono riuscire a capirla equindi ad apprezzarla correttamente.”

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