Proposta di legge popolare relativa al mercato di lavoro: salario minimo per tutti quelli con un reddito al di sotto della soglia di povertà calcolato in 900€ mensili.
Sul sito di Nomos trovate tre iniziative di legge popolare che ha fra i firmatari persone illustri come Margherita Hack, Giorgio Ruffolo, Nando Dalla Chiesa, Giulietto Chiesa, Franca Rame, Milly Moratti, Diego Novelli, Nicola Tranfaglia, Salvatore Borsellino, Oliviero Beha, Don Luigi Merola, Santo Versace, Pippo Callipo, Alfonso Pecoraro Scanio, Antonio Buonfiglio, Wanda Montanelli, Laura Maragnani e Giuseppe Vatinno.
Una di queste proposte di legge popolare riguarda il mercato del lavoro ed in particolare i precari. Essa propone di ridurre il numero delle forme contrattuali a 5 e di istituire un reddito minimo garantito per tutti che dovrebbe aggirarsi intorno ai 900/1000 euro mensili, cifre calcolate anche sulla base di dati Caritas e costo della vita.
Cosa cambierebbe se questa legge entrasse in vigore?
Leggendo la proposta di legge di iniziativa popolare per modificare le regole vigenti in merito al mercato del lavoro si capisce che i promotori vogliono applicare un reddito minimo garantito a categorie differenti:
- A tutti coloro che siano inoccupati da oltre un anno e abbiano cessato il proprio rapporto di lavoro sia che fossero lavoratori dipendenti, liberi professionisti o precari interinali o lavoratori a progetto;
- A tutti i lavoratori precari (o parasubordinati) senza lavoro (misura già prevista dalla riforma del mercato del lavoro promossa dall’attuale Ministro del Lavoro ed entrata di recente in vigore – la famosa flexsecuity);
- A tutti i lavoratori che abbiano uno stipendio al di sotto delle soglie di povertà;
- A tutti i pensionati con un reddito inferiore alle soglie di povertà;
Ora, come abbiamo detto, viene calcolato un reddito minimo di 900/1000€. Il reddito di base verrebbe quindi attribuito anche ai titolari di una pensione sociale o minima.
La questione non si limita a sanare una difficile situazione oggi presente in Italia, quella dei lavoratori parasubordinati che, condannati a pagare sulla paga percepita il 26,7% di aliquote, sostengono molto più di quanto dovrebbe loro spettare come onere, le spese di previdenza sociale, ma anche per sostenere persone con redditi al di sotto delle soglie di povertà.
Così recita uno degli articoli presenti: “Viene istituito il salario minimo di almeno 10 euro lordi l’ora, con maggiorazioni per le ore supplementari e straordinarie da applicare a tutte le prestazioni lavorative non contrattualizzate e a tutti i contratti precari per i quali non esiste a livello contrattuale la definizione di uno stipendio- salario mensile continuativo: lavoratore occasionale,stage,cococo, a progetto, interinale, apprendista a termine, stagionale. A prescindere dall’attività svolta la prestazione viene pagata con una cifra che non può essere inferiore ai 10 euro all’ora.”
La legge vuole anche fare ordine nella foresta di forme contrattuali oggi presenti (46) riducendole a 5: part time a tempo determinato e inderminato; full time a tempo determinato e inderteminato; apprendistato.