13/05/2020

Mi è arrivato un messaggio: quanto assomiglia  Gloria a Ida? Letta così sembrerebbe una domanda alla Marzullo,  invece mi ha fatto riflettere… Gloria non è un nickname o uno ”pseudonimo”, dunque scopriamo cos’è per sottrazione.

Potremmo tradurre nickname con soprannome o nomignolo anche se, in informatica, è ben chiaro il suo ruolo e il suo scopo: definisce il nome con il quale l’utente viene riconosciuto da un computer, da un programma o da altri utenti in una determinata comunità virtuale. Insomma un nome finto con cui, per motivi di privacy e di anonimato, si partecipa ad attività in Internet. Certo non cerco l’anonimato e alla privacy chi ci crede più, soprattutto se si pubblica un diario. Anzi il senso è che io, Ida, non mi sento proprio in una comunità virtuale; al contrario, mi piace scrivere immaginando le persone a cui  mi sto rivolgendo… in carne e ossa.

Gloria non è senz’altro un nomignolo anzi è un nome con un suo “portato” (vedi pagina del 3 aprile) che riconduce alla ragione per cui l’ho scelto: i molti e importanti rimandi cinematografici, l’essere un nome laico in quanto non ha un Santo di riferimento e perché esprime un concetto antico e impegnativo, ma ben augurante.

Tutti sappiamo il significato di soprannome e magari l’abbiamo avuto. Da piccola mi chiamavano Ciccio, mio fratello mi chiamava Bamba, Luigi mi chiamava Plis, quando facevo la casalinga in Calabria è uscito anche un altisonante Lady Farmer o, affettuosamente, La Regina. Ma, in generale, il soprannome è un appellativo che si aggiunge al nome di una persona o lo sostituisce, per sottolinearne certe particolari qualità fisiche o morali. Gloria invece è per me il pupazzo del ventriloquo. La voce intima di Ida.

Forse che Gloria è uno pseudonimo? Un nome falso dunque perché questo è il significato etimologico della parola. Ma perché mai avrei dovuto cercare un nome fittizio come gli pseudonimi di cui si servono specificatamente alcuni scrittori per necessità oggettive come la censura o soggettive dunque per ragioni sociali o affettive, per esempio, o semplicemente perché avevano un nome e un cognome difficili da ricordare. Italo Svevo era lo pseudonimo di Aron Hector Schmitz, uno scrittore e drammaturgo italiano di cultura mitteleuropea e fama tardiva. Alberto Moravia, altro grande scrittore, era lo pseudonimo di Alberto Pincherle. Amantine Aurore Lucile Dupin  è stata una scrittrice e drammaturga francese che pubblicava con lo pseudonimo di George Sand. Il grande filosofo Voltaire si chiamava François-Marie Arouet. Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Neftalí Reyes Basoalto, è stato, oltre che un famoso poeta, un diplomatico e politico cileno… tanti tantissimi firmarono i loro capolavori con uno pseudonimo. Io non corro rischi, non ho necessità oggettive o soggettive e porto un nome cortissimo. È stata la mia preziosa Amica Elisabetta a raccontarmi del suo nome facendomi meditare sul mio troppo corto per essere storpiato o manomesso . Il suo di nome è stato via via accorciato da Betty, quando era piccola, a Liz, da grande. Così mi confessava che solo da adulta, finalmente, la chiamano per intero Elisabetta quasi che a ricongiungere i pezzi del suo nome si fosse rinsaldata anche la sua vita.

Gloria non è un mio alter ego. Se infatti evitiamo le patologie e dunque il problema della doppia personalità, alter ego è una locuzione latina che significa “un altro me stesso”, usata per indicare un sostituto o in genere quella persona che fa le veci di un’altra e ha facoltà di decidere in suo nome. Lo scrive la Treccani.

Gloria verbalizza i miei pensieri e il mio sentire, questa è la verità; mette in prosa un’esperienza che ho voluto immersiva tra vita personale e vita lavorativa, connubio che a volte ha penalizzato l’espressione più profonda di me sempre in precario equilibrio tra amore per quello che il “ritz” è e quello che il “ritz” rappresenta. Quante volte ho sentito dire: oh se questo albergo potesse parlare… Gloria è tutto quanto il “ritz” suscita. Gloria dà voce al ritz e il ritz dà voce a Ida.

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