05/05/2020

Giovanni, il mio primogenito preferito, da piccolo divorava libri e fumetti e si era appassionato, oltre che al classico Dylan Dog degli anni ’80, nato della grande accoppiata Sclavi-Bonelli, anche a Zagor, seguendo le orme dello zio Simone. Sempre di Sergio Bonelli, questo fumetto fu editato per oltre 50 anni a partire dagli anni ’60 e raccontava storie in straordinario equilibrio tra western e fantasy. Oggi mio figlio è padre di Isabella, una bimba meravigliosa di 2 anni. So che tutte le nonne pensano dei propri nipoti che siano dei prodigi, ma, dovete credermi sulla parola, Ella è davvero speciale e mi manca più di ogni altra persona. Quando mi sono trasferita qui al “ritz” per presidiarlo, Giovanni ne rimase affascinato, seppur preoccupato per me, essendo, dei due, il figliolo più ansioso e, tendenzialmente, un po’ ipocondriaco… e va detto che oggi ha le sue buone ragioni. La cosa più attraente, oltre i grandi, grandissimi, spazi per Isabella, era, per lui, l’idea di una enorme cucina professionale con la dispensa a disposizione. Penso che, fantasticando, la memoria di Gio abbia collegato Zagor, ma soprattutto il suo amico Cico , al “ritz”.

Za-gor-te-nay ovvero “lo Spirito con la Scure” difende deboli e innocenti. Dovessi dire la mia, e non me ne vogliano i suoi fan, è un incrocio tra Robin Hood e Tarzan, vestito da Super Eroe della Marvel. Creduto un essere soprannaturale dagli indiani, Zagor abita con l’amico Cico nell’immaginaria foresta di Darkwood nel nord est degli Stati Uniti ottocenteschi, in una capanna difesa da sabbie mobili e paludi. Strenuo difensore della sua foresta e dei nativi americani, le sue armi sono la pistola e un tomahawk con cui si trova a fronteggiare tanto le rivolte indiane che le invasioni extraterrestri, Trapper ed Eschimesi, creature fantastiche come vampiri e lupi mannari. Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales, comunemente detto Cico, è la spalla comica di Zagor; messicano, di aspetto basso e grassoccio, è un formidabile mangiatore e bevitore che ha la pessima abitudine di truffare osti e titolari di saloon, finendo irrimediabilmente nei guai. Cico, “il piccolo uomo dal grande ventre”, ammassa provviste ed è golosissimo tanto che i cuochi delle varie guarnigioni temono per le loro dispense. La dispensa è un ambiente destinato alle provviste alimentari che va gestito in maniera oculata con competenze più di economia di scala e di logistica che di gastronomia.

Di questi tempi si sono visti gli assalti ai supermercati, le razzie sugli scaffali come se avessimo paura di morire di fame e l’acquisto compulsivo on line di derrate alimentari: è così che la sindrome da accumulo ha colpito i molti che hanno sognato la dispensa di Cico come una sicurezza che difende e tranquillizza rispetto ad un evento traumatico, che placa l’ansia da mancanza e consola in maniera sostitutiva. Fare provvista di cibo cambiando le nostre abitudini di acquisto e preoccuparsi di avere scorte alimentari per la sopravvivenza, in un mondo, quello della catena della produzione e della distribuzione, complesso e globalizzato, ha mostrato tutta la nostra fragilità.

Vi ho già raccontato che il “ritz” il 9 marzo non ha chiuso volontariamente o stagionalmente, ma per un repentino svuotamento indipendente dalla nostra volontà. Abituati a programmare gli acquisti e le scorte a seconda dell’occupazione, attendendo la primavera, tradizionale alta stagione termale, si stava cominciando a stoccare nel magazzino lo scatolame e le bevande necessarie a ospitare una media giornaliera di un centinaio di persone, con picchi del doppio tra aprile e maggio, a cui dare da mangiare tre volte al giorno. Nella dispensa del “ritz” trova posto il semi-fresco: alimenti secchi, condimenti, sottolio e sottaceti, salamoia e sciroppati, pasta, riso e farine, formaggi e salumi, alimenti da forno, semilavorati. Acqua. Nei 3 frighi (5×2,20×2,60) della dispensa viene collocato tutto il fresco, secondo le temperature ideali, per mantenere frutta e verdura, carne e pesce, latticini e uova; mentre nel freezer, ampio quasi come una stanza da letto singola, si conserva il surgelato declinato in tutte le versioni, e infine, in cucina, l’abbattitore e il sottovuoto vengono usati per il pronto. Gli acquisti, tutti, e l’economato in genere, è responsabilità di mia sorella che da quel traumatico e drammatico 9 marzo, settimanalmente, controlla con Giacomo, il nostro giovane e generoso cost controller, la conservazione e le scadenze di tutto questo bendiddio. Abbiamo distribuito cibo, affinché non venisse sprecato o buttato, ai collaboratori, ad amici e parenti e alla casa famiglia L’Iride che è un’impresa sociale di comunità che si “pre”occupa di trovare soluzioni qualificanti per persone con handicap gravi come Eleonora, figlia, oramai trentenne, di una nostra carissima Amica.

In questo mio vivere da single e da sola in albergo sono oramai perseguitata dalla “sindrome di Cico”. Rischio, per evitare di sciupare e dissipare cibo, di trasformarmi in “una piccola donna dalla grande pancia”. Pancia mia fatti capanna? Compro il fresco da Toni dai pomi boni, al di là della circonvallazione, ma se affronto il pacco aperto da 10 kg di pasta so che potrei svegliarmi kafkianamente a forma di rigatone. Per finire il vaso da 5kg, oramai iniziato, di yogurt, sto pensando di farmi un impacco total body simil-Cleopatra. Dopo 3 giorni di wurstel parlo bavarese e dopo una settimana di prugne secche….

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