Non è un mondo per #donne

Non è un Mondo per Donne e neanche per #Bambini

non è un mondo ne per donne ne per bambini

Presentato alla Farnesina il nuovo WeWorld Index 2015

34 indicatori

167 nazioni

1 indice sintetico

Un Rapporto innovativo per misurare il valore dell’inclusione, partendo da donne e bambini che rappresentano il 70% della popolazione mondiale ma ancora  oggi le categorie sociali più a rischio di esclusione.

Sono 102 su 167 i Paesi che non raggiungono un livello di inclusione nemmeno sufficiente. Italia al 18° posto della classifica con Sufficiente Inclusione.
Al Top della classifica solo Nord Europa

we world index 2015WeWorld Onlus, organizzazione no profit che opera in Italia e nel Sud del Mondo per la tutela dei diritti di donne e bambini, ha lanciato il WeWorld INDEX 2015, il primo rapporto sulla condizione di bambine, bambini,  adolescenti e donne nel mondo. 34 indicatori, 167 nazioni, 1 indice sintetico per misurare il valore dell’inclusione, partendo da donne e bambini che rappresentano il 70% della popolazione mondiale ma ancora  oggi sono le categorie sociali più a rischio di esclusione.

Il 23 giugno alla Farnesina, con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale all’incontro di presentazione, incluso negli eventi dell’Anno Europeo dello Sviluppo, partecipano il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, la Vicepresidenza del Senato, e rappresentanti di Agenzie e ONG Internazionali, tra cui UN Women Italia, Autorità Garante Infanzia ed Adolescenza, World Food Programme.

WeWorld INDEX 2015 presta una specifica attenzione al benessere di bambine, bambini, adolescenti e donne, partendo dall’assunto che il progresso di una società dovrebbe essere misurato non solo attraverso indicatori economici, ma anche analizzando le condizioni di vita dei soggetti più deboli o comunque più a rischio di esclusione.

Con il termine “inclusione”, si intende un concetto  multidimensionale, che non riguarda solo la sfera economica, ma tutte le dimensioni del sociale (sanitaria, educativa, lavorativa, culturale, informativa, di sicurezza, ambientale). L’esclusione è un concetto molto più ampio di povertà che comprende disoccupazione, accesso all’istruzione e ai servizi sanitari, le condizioni abitative la sicurezza personale e collettiva…

Abbiamo dato importanza ad aspetti che incidono profondamente sulle possibilità di vita di una persona: la sicurezza, il livello di inquinamento, l’alfabetizzazione degli adulti”. Dichiara Marco Chiesara, Presidente di WeWorld – “Alcune di queste categorie agiscono in maniera diretta rispetto all’inclusione, altri hanno effetti più diretti di quanto possa sembrare a prima vista. Per questo crediamo che tutti questi valori, insieme, ci permettano di ottenere una misurazione puntuale dell’inclusione. Alcune delle principali cause di esclusione, infatti, non vengono mai prese in considerazione. Indipendentemente dalla ricchezza di un Paese, vivere in un contesto con un tasso di omicidi alto o in una nazione che ha subito conflitti ha ricadute profonde sul tessuto sociale, in particolare su donne, bambini, bambine e adolescenti.”

“L’affermazione dei diritti delle donne, degli adolescenti e dei bambini rappresenta una priorità per la Cooperazione Italiana. E’ essenziale che questi restino al centro della nuova Agenda globale dello sviluppo che sarà definita quest’anno nel quadro delle Nazioni Unite” –  ha commentato Giampaolo Cantini, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAECI  – “Gli obiettivi di sviluppo del millennio hanno permesso di  migliorare condizioni di partenza molto arretrate per un gran numero di bambini e adolescenti e per stimolare un miglioramento della condizione della donna. Ma si tratta di un’Agenda che non è stata appieno realizzata. Ci dobbiamo dare oggi obiettivi e mete più ambiziosi verso la costruzione di uno sviluppo più equo ed inclusivo per tutti: nessuno deve restare indietro”.

Un aspetto innovativo del lavoro è che Il WeWorld Index, nel 2015 alla sua prima edizione, si concentra sul forte nesso tra diritti dell’infanzia e parità di genere. Pur continuando a considerare donne e bambini come soggetti distinti, dotati di diritti propri, di cui sono state individuate alcune dimensioni – e relativi indicatori – l’aspetto innovativo del rapporto consiste nel considerare l’interdipendenza tra donne e bambini, valutandone congiuntamente alcune condizioni di vita con specifici indicatori, che riguardano entrambe le categorie.  Sono proprio donne e bambini, che insieme rappresentano il 70% della popolazione, le categorie più a rischio di esclusione sociale. Il destino di donne e bambini è, inoltre, innegabilmente correlato: il benessere dei bambini dipende strettamente dal benessere di chi se ne prende cura. Migliorare la condizione delle donne, quindi, rappresenta anche un primo passo per contrastare la povertà di bambini, bambine e adolescenti. Inoltre migliorando la condizione dei bambini, in particolare delle bambine, si creano le premesse per una migliore inclusione delle donne.

L’Italia è tra i primi 20 Paesi al mondo ma…

L’Italia si classifica in 18° posizione con Sufficiente Inclusione.

Il nostro Paese  ottiene i risultati migliori nell’ambito della salute di bambine/i e donne, e dell’educazione di base. Queste dimensioni, unite ai buoni risultati relativi al capitale umano ed economico, ai bassi livelli di conflittualità, al contesto democratico, permettono al nostro Paese di posizionarsi tra i primi 20 al mondo.

Tuttavia…

Pessima performance per:

  • accesso ad internet (55° posizione)
  • livello di PM10 (71°)
  • aree protette (42°)
  • effetti dei disastri naturali (46°)
  • corruzione (69°)
  • spesa per l’istruzione (92°)

oltre la 100° posizione per:

parità di genere, occupazione femminile, violenza contro le donne.

Il nostro Paese beneficia ancora degli effetti positivi di politiche di inclusione sociale avviate nel secolo scorso o addirittura in quello precedente: come l’accesso alla istruzione primaria universale o l’istituzione del sistema sanitario pubblico, i cui benefici positivi le fanno conseguire buoni risultati negli indicatori relativi alla salute ed alla educazione.

L’Italia sta vedendo comunque il suo contesto ambientale ed economico degradarsi abbastanza rapidamente quindi è poco probabile che possa conservare questa posizione se non verranno prese iniziative lungimiranti in tema di occupazione femminile, crescita economica e salvaguardia dell’ambiente.

Infatti il contesto (misurato dagli indicatori ambientali ed economici) in cui dovrebbero essere sviluppate politiche inclusive per bambine/i e donne è precario e questo rende sempre più difficile far partecipare bambine/i, adolescenti e donne al benessere (relativo) complessivo del Paese. 

Nord Europa al top della classifica

Ai primi posti della classifica solo Paesi del Nord Europa: qui oltre a una diffusione generalizzata dei servizi di base, quasi ovunque sono garantite pari opportunità tra uomini e donne nella vita politica, economica e sociale.

Non è un paese per donne e bambini

Sono 102 su 167 i Paesi che non raggiungono un livello di inclusione nemmeno sufficiente.

I Paesi africani nell’indice si trovano tutti dopo l’82° posizione (Ruanda). Qui molto  spesso a mancare è l’accesso ai servizi di base: acqua potabile, educazione, salute.

Molti Paesi, soprattutto Nord Africa e Medio Oriente, sono penalizzati per mancanza di politiche di genere. Le donne in questi Paesi sono infatti svantaggiate o esplicitamente discriminate.

Stesso discorso si può fare per l’Asia Meridionale dove quasi tutti gli indicatori inerenti l’inclusione di donne e bambini/e mostrano pessimi risultati (salute, educazione, lavoro minorile). A questo, anche qui, si aggiunge il permanere di forti stereotipi maschili che tendono a svilire il ruolo della donna.

Fatta eccezione per il Brasile (54° – ma ancora nella stessa categoria dell’Italia), gli altri i Paesi dove WeWorld interviene (109° Tanzania, 116° Cambogia, 119° Nepal, 124° Kenya, 130° India, 137° Benin) rientrano nelle ultime categorie con un indice di inclusione insufficiente o esclusione grave.

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