Gestione del tempo: come organizzarci?

Eleonora Mauri, autrice dell’ebook “La Gestione del Tempo per la Donna impegnata”, ha messo a punto un sistema collaudato per riuscire a trovare un miglior equilibrio tra lavoro, casa, famiglia e…tempo da dedicare a noi stesse (fondamentale per la nostra salute).

In questo articolo ci spiega il suo punto di vista sull’argomento e prossimamente ci darà altri suggerimenti.

“Non ho tempo”, “ho mille cose da fare”, “sono sempre di corsa”, “che stress”. Queste sono frasi che possiamo sentir dire sia dagli uomini sia dalle donne. Ma dietro a queste parole, si nascondono due stili di vita molto diversi, ancora legati – purtroppo –a differenze di genere che la nostra società fatica a scardinare, nonostante sia il 2013!

È infatti sotto gli occhi di tutti che esistano ancora notevoli differenze nella ripartizione dei compiti, soprattutto a livello di gestione della casa e della famiglia. Ma perché? È forse colpa di noi donne? O degli uomini? La risposta è…ni. Una buona parte della responsabilità sta proprio nella nostra società, che sembra ancora legittimare una certa divisione del lavoro e delle responsabilità tra donne e uomini, con diritti e obblighi diversi. E capita molto frequentemente, che mentre per gli uomini è il tempo dedicato al lavoro a dettare la disponibilità di tempo per la famiglia, per le donne è l’opposto. Ciò spiega come mai, nella maggior parte dei casi, ci si aspetta che sia la donna a tirare il freno sulla carriera nel momento in cui mette su famiglia.

Nonostante negli ultimi decenni, alle donne siano state date le stesse opportunità degli uomini nel campo dell’istruzione e (in parte) anche del lavoro, ciò non è avvenuto all’interno delle relazioni di coppia e della famiglia. Anzi, come tristemente sappiamo, per le donne le opportunità in campo lavorativo possono essere seriamente compromesse dall’avere figli: proprio questo spinge spesso le donne a scegliere di avere un solo figlio o addirittura a non averne del tutto. A ciò si aggiunge il fatto che molte donne, giustamente, inizino a rivendicare il diritto di avere tempo per sé stesse, come del resto fanno i loro partner e questo ha influito non poco sul tasso di natalità.

All’interno della famiglia, l’organizzazione può essere di 2 tipi opposti. C’è il modello tradizionale, dove la suddivisione dei compiti viene fatta in base al genere: l’uomo lavora e la donna si occupa della famiglia. Poi c’è il modello moderno, dove entrambi lavorano e la gestione della casa e della famiglia viene condivisa non in base al genere, ma (teoricamente) in base al tempo disponibile e alla capacità. Va precisato che questo modello non implica che i compiti vengano divisi in maniera equa! In realtà, nonostante il secondo modello si stia diffondendo (anche perché al giorno d’oggi è sempre più necessario portare due stipendi a casa), il fatto che le donne lavorino quanto gli uomini e non ci sia un’effettiva equa distribuzione dei compiti, fa sì che le donne vivano un sovraccarico di compiti, con conseguente mancanza di tempo..pressochè perenne!

Ma perché succede questo? Il problema è che il mondo lavorativo femminile è cresciuto velocemente e il sistema sociale non ha fatto in tempo ad adattarsi, fornendo gli strumenti adatti per cercare di supportare le donne che sono al contempo mamme mogli e lavoratrici. Dall’altra parte, anche gli uomini hanno geneticamente bisogno di qualche generazione per comprendere questo cambiamento e adattarvisi.

È quindi necessario un certo “tempo di transizione” per superare le difficoltà degli uomini, ma spesso anche delle donne stesse, a cambiare le proprie visioni sui ruoli di genere. Questo per diversi motivi: educazione data dai genitori (quante delle nostre mamme hanno insegnato a lavare e stirare sia a noi che ai nostri fratelli maschi?!), abitudini sociali (quante volte nelle pubblicità di prodotti per pulire l’attore è uomo?!), meccanismi psicologici (non ci sono molti uomini che ambiscono a vantarsi con gli amici di saper stirare come la loro compagna), e via dicendo. In tutti i paesi industrializzati del mondo persiste l’idea che la specialista dei lavori domestici sia la donna. Solo nei paesi scandinavi si è ormai raggiunta la parità.

La situazione italiana rispecchia purtroppo la triste teoria esposta sopra: le donne lavorano nel complesso più degli uomini e hanno meno tempo libero. E infatti, l’Italia è una delle nazioni dove il tasso di natalità è tra i più bassi del mondo. Le donne lavoratrici con un figlio piccolo lavorano ogni giorno 3 ore in più degli uomini.

Ma ci sono delle differenze. Dalle ricerche emerge infatti che se la donna ha sempre lavorato durante il rapporto con il partner, e quindi è sempre stato necessario suddividersi i compiti, all’arrivo di un figlio il partner continua ad aiutare nei lavori domestici e spesso fa anche di più del solito. Mentre nel caso in cui la compagna non lavori, il partner aiuta poco e la percentuale non varia all’arrivo del primo figlio. Stesso discorso vale per la cura dei figli: gli uomini partecipano molto di più se la compagna lavora.

Altro fattore che incide: la convivenza. Le coppie che vanno a vivere insieme prima del matrimonio, vedono di solito una divisione più equa dei compiti. Pare che questo abbia anche un risvolto di tipo religioso: infatti, le coppie che scelgono di andare a vivere insieme solo dopo il matrimonio, tendono ad avere un’organizzazione familiare più tradizionale, con la donna “angelo del focolare”.

Un dato alquanto ovvio, è che le donne che hanno figli dichiarano di avere molto meno tempo libero. Questa differenza però è più accentuata con l’arrivo del primo figlio, mentre con i successivi la differenza è poca. Ma questo spiega un dato importante: più di un terzo delle donne senza figli ha dichiarato che la motivazione principale per cui hanno rinunciato o rinviato la gravidanza è proprio la mancanza di tempo.

In ogni caso, le ricerche confermano che in Italia esiste una forte prevalenza del modello tradizionale, con un’organizzazione familiare ancora fortemente sbilanciata. Ma nelle coppie dove entrambi lavorano si sta andando verso una maggiore equità. Morale della favola: per le donne è necessario stringere i denti ancora un po’… Ma dall’altra parte, per gli uomini che desiderano avere uno o più figli, è necessaria una maggiore disponibilità ad una redistribuzione dei compiti domestici e familiari. La preoccupazione per i bassissimi livelli di natalità nei paesi industrializzati sta generando grande interesse. L’impossibilità di conciliare il lavoro con l’essere genitori in modo egualitario è senza dubbio uno dei fattori chiave. Quindi, per risolvere il problema, dobbiamo nel nostro piccolo organizzare la coppia in modo più equo. Dall’altra parte, è necessario che chi si occupa delle politiche sociali e familiari dia una spinta sull’acceleratore e riconosca che queste hanno senza dubbio un impatto sulle relazioni sociali tra uomini e donne nel lavoro e fuori dal lavoro.

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